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COME FUNZIONA IL REFERENDUM

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Cari sostenitori del “si”,
In Italia funziona così. Può piacere, può non piacere, ma funziona così. Ovvero che all’atto PRATICO, col referendum abrogativo, non andare a votare o votare “no” è la stessa cosa. Poi si può discutere all’infinito su questioni interpretative di diritto costituzionale, sul concetto di dovere civico, ecc. Ma questo non cambia le cose.
Si potrà semmai dissertare sul fatto se l’astensione abbia voluto significare “no” oppure “non mi interessa che quella legge venga abrogata”. Fosse anche vera la seconda, tocca prenderne atto.
Non è che la democrazia è un valore solo quando esita in ciò che vorremmo noi, altrimenti non è democrazia.
Avete fatto i salti mortali per semplificare il quesito in termini che la gente potesse capire, fino ad arrivare alla più assoluta mistificazione, facendo passare questo voto come un pronunciamento riguardo le politiche energetiche del paese, promettendo esiti ed alludendo ad implicazioni tutt’altro che scontate. Della serie “compra questo detersivo e potrai vincere una spider”. Quindi non venitemi a dire che sotto sotto non lo sapevate che le cose sarebbero andate così.
Forse questo referendum non era lo strumento più adatto per raggiungere i vostri scopi.
Ammesso che voi stessi sapeste quali erano.
Non sarò certo io a pretendere di venirvi a spiegare la complessità del mondo e, nella fattispecie di quella che viene comunemente chiamata “politica energetica” ed “ambientale”. Una cosa che abbraccia molteplici aspetti della vita di una collettività, su cui fareste bene a chiedervi dove stavate fino adesso. Una cosa che si costruisce nel tempo, un processo infinito che in molti paesi più avanti di noi su questi temi è iniziato da decenni,mettendo insieme un pezzo alla volta.
Forse la gente è un po’ stufa di questo trito e ritrito, e poco produttivo, approccio giacobino a questioni complesse e delicate, che vengono affrontate con la stessa ingenuità rivoluzionaria con cui se ne disserta in un tema della terza media.
Forse la gente più che disinteressata, non ne può più di questo modo sempre ideologizzato di affrontare le cose, per cui o sei pro o sei contro, e che puntualmente nasconde malamente i soliti puerili giochetti della politica che ormai sono stati “sgamati” da tutti. Ieri votare “si” voleva anche dire essere contro questo “governo delle lobby”; così che alla fine non si capiva tanto bene se avevamo speso trecento e passa milioni di euro per eliminare delle “trivelle petrolifere” inesistenti, o dare uno spintone a Renzi.
Ma magari, e non dico che non sia vero, prima di venire a dire me e ad altra gente che non siamo cittadini coscienziosi, che non ce ne frega niente, che abbiamo quel che ci meritiamo; prima di identificare un po’ prosaicamente e presuntuosamente il VOSTRO fallimento col fallimento della democrazia, provate a farla un po’ di autocritica. Perché , a costo di risultare banale, vorrei far presente che tra essere convinti di avere ragione e avere ragione ce n’è di differenza, come pure tra avere ragione ed essere capaci di ottenere ragione.


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