“In ultima analisi contiamo qualcosa solo grazie a ciò che di essenziale possediamo”. (2)
C. G. Jung
Ancora a questo proposito, vorrei narrarvi una vecchia storia chassidica, raccolta da Martin Buber, che purtroppo il detestabile Paolo Coelho ha banalizzato in uno dei suoi libri. Forse la conoscete già, ma vale la pena ascoltarla. Ve la racconterò come la ricordo e come l’ho, consapevolmente e inconsapevolmente, modificata.
È la storia di un rabbino di Cracovia. Ed è un uomo povero, che vive in uno stanzone dal pavimento di terra battuta. La sua sola ricchezza è una stufa con la quale, l’inverno, si riscalda e il suo unico desiderio è avere il denaro per edificare un tempio al Signore. Ma è povero, incommensurabilmente povero. Poi, una notte, fa un sogno: in una città lontana, ai piedi di uno dei pilastri di un magnifico ponte fiancheggiato da statue, è sepolto un immenso tesoro. Al risveglio, ride di sé e della follia dei sogni. Ma il mese dopo fa lo stesso sogno, poi ogni settimana. Poi ogni notte. E allora pensa che forse il Signore gli sta dicendo qualcosa. L’unico ponte simile di cui ha sentito parlare è molto lontano, a Praga, la città dell’Imperatore. E così, con la sua bisaccia, si mette in cammino. Ed è un lungo cammino, costellato di avvenimenti: incontrerà briganti che lo deruberanno, persone misericordiose che lo sosterranno, amici e nemici e una giovane donna che gli farà battere il cuore.
E infine giungerà a Praga. Il Ponte Carlo però è presidiato dai Lanzichenecchi, feroci guardie dell’Imperatore. Il rabbino si aggira nei dintorni, fissa i pilastri, impotente, finché una delle guardie lo arresta e lo conduce al cospetto del capitano dei Lanzichenecchi, un uomo monumentale, dagli enormi baffi e dal volto crudele. Ma il rabbino, inspiegabilmente, sente fiducia per quell’uomo e gli narra la sua storia. Allora il capitano ride, omericamente, battendosi le mani sulle cosce. Sei folle, rabbino, a credere ai sogni, gli dice. Pensa che io da mesi sogno che, in una casa miserevole, in una città molto lontana, è sepolto un immenso tesoro. Ma certo non mi metto in viaggio per quello.
Il rabbino annuisce, ringrazia per il consiglio e si rimette in cammino. Torna indietro e nuovamente vive mille storie, mille avvenimenti e incontra ancora la giovane donna e pensa che tornerà un giorno a chiederle di venire con lui.
Poi giunge nella sua povera casa, sposta la stufa, scava. E trova l’immenso tesoro con cui edificherà il tempio per il Signore.
Il tesoro è vicino. Sta nel luogo più caldo, sotto la stufa, nell’anima. Ma per raggiungerlo bisogna fare un lungo viaggio.
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